La chiesa dei santi Cornelio e Cipriano

Progetto: Prof. Arch. Paolo Portoghesi e Arch. Giovanna Massobrio

Opere d’arte: altare, ambone, statua del Redentore nell’abside, statue dei Santi Cornelio e Cipriano e statua della Madonna con Bambino nelle cappelle laterali di Paolo Borghi; tabernacolo disegnato da Paolo Borghi e realizzato da Stanislao Borghi; volta del Battistero di Simona Weller; paesaggi delle cappelle laterali di Luigi Frappi; vetrata della porta d’ingresso di Studio Forme; mosaico sul portale d’ingresso di Progetto Arte Poli. In ossequio alla nota pastorale della CEI lo spazio della chiesa è stato concepito come spazio centralizzato, «per esprimere e favorire in tutto la comunione dell’assemblea», che ha il suo fuoco nell’altare e nell’ambone, individuando però un asse privilegiato, in modo che lo spazio sia «scandito da una dinamica che parte dall’atrio, si sviluppa nell’aula e si conclude nel presbiterio». 

La forma geometrica fondamentale è quella del poligono a sette lati, usato raramente nella edilizia religiosa, ma particolarmente adatto a materializzare in un involucro murario la vera Chiesa di Cristo, che vive nell’interiorità del popolo di Dio e di ciascuno dei fedeli. L’eptagono infatti si presta perfettamente a materializzare la “Chiesa di Cristo” che vive nell’interiorità del popolo di Dio e di ciascuno dei fedeli, la “chiesa invisibile” che ha le sue basi nei sette sacramenti, nei sette Doni dello Spirito Santo, nelle sette Virtù e nelle quattordici Stazioni della Passione. 

L’aspetto volumetrico e quello spaziale della chiesa coincidono e vogliono esprimere l’irraggiamento dall’interno verso l’esterno e la universalità del messaggio divino. Letta dall’esterno la chiesa è divisa in due blocchi: un basamento più largo, che si raccorda alla terra, e un blocco verticale a matrice stellare che, espandendosi verso l’alto, vuole esprimere la “elevazione”, intesa come aspirazione verso il bene e la salvezza. Una sfumata analogia con la caratteristica sagoma del centro storico di Calcata, che si erge su un blocco cilindrico roccioso coronato dalle case e raccordato alla terra da una base conica di materiale argilloso potrà indurre, nei fedeli che vivono nel luogo, il ricordo dell’insediamento originario e dei loro cari scomparsi. «Costruire una chiesa “di pietre”», si legge nella citata pastorale , «esprime una sorta di radicamento della chiesa “di persone” nel territorio (plantatio ecclesiae), il che esige il discernimento della comunità a cui il nuovo edificio è destinato». Obiettivo della progettazione è stato proprio quello di indurre questo «discernimento» attraverso la forma e attraverso la materia costruttiva; tutte le superfici esterne, infatti, sono rivestite in lastre di tufo dello stesso colore del basamento roccioso di Calcata Vecchia.

All’interno si è voluto evocare, attraverso il dosaggio e la collocazione delle fonti luminose naturali, il miracolo della Pentecoste, atto di nascita della Chiesa, ed espressione della dimensione spirituale della vita cristiana. La luce, proveniente dall’alto del tiburio stellare, si irraggia sulla comunità dei fedeli con un flusso unitario, investendo sia l’altare che la zona dei banchi.