Giardino letterario Portoghesi-Massobrio

Realizzato nel 1990 dall’architetto e storico dell’architettura Paolo Portoghesi con la moglie Giovanna Massobrio. Il giardino si sviluppa su una superficie di 3 ettari e consta di diverse parti con padiglioni che ospitano una grande biblioteca dedicata alla architettura. Dal giardino, è pienamente visibile il panorama della valle del Treja che si combina armoniosamente con le sue forme vegetali. Ispirato da esperienze di viaggi in diverse parti del mondo, ospita un tempietto, ispirato al Teatro Marittimo di Villa Adriana, circondato da una vasca anulare, con pesci, rane e piante acquatiche, e da fiori disposti in modo informale.

Un’altra grande vasca rettangolare, con giochi d’acqua ispirati alla villa del Generalife di Granada, ha come sfondo da una parte il paesaggio circostante e dall’altra tre olivi davanti ai quali si incrociano, evocati da canaletti di mosaico, i quattro fiumi del Paradiso Terrestre. Un grande tavolo di peperino, con al centro uno specchio d’acqua, ricorda la villa toscana di Plinio il Giovane e la Villa Lante di Bagnaia, mentre sui lati del tavolo due facciate antropomorfiche sorridenti alludono ironicamente al giardino dei Mostri di Bomarzo.

Accanto c’è un giardino all’italiana con una fontana e un fondale di allori destinato alla musica da camera. Nelle sue aiuole di bosso a forma di rombo fioriscono centinaia di rose di diverse varietà di colore rosa. Una sequenza di scalinate di fronte alla facciata della biblioteca dell’Angelo, ricavata in una antica casa, conduce al livello più alto del giardino. La scalinata centrale è un piccolo teatro usato per letture di poesie, conferenze, lezioni universitarie e spettacoli di danza. La scala finale, tripartita, deriva da uno schizzo di Michelangelo. Le fontane sui lati del piazzale si ispirano a quelle dei Midway Gardens di Frank Lloyd Wright a Chicago.

Al livello più alto si apre il “temenos”, composto da tre anelli segnati da filari di tufo poco più alti di un filo d’erba, che stabiliscono il confine proprio come le murature troncate degli scavi archeologici suggeriscono forme e spazi invisibili. Gli olivi secolari che si allineano lungo il confine fungono da colonne a sostegno della “volta del cielo”.
Attraversato il “temenos” si arriva alla zona che ospita un gran numero di animali provenienti da tutte le parti del mondo, soprattutto uccelli, spesso rari e in via di estinzione. A cominciare dalla Goura Victoria della Nuova Guinea, con il suo piumaggio azzurro e gli occhi color rubino e proseguendo con le cicogne, gli ibis sacri, i polli sultani africani, i fagiani esotici, i pavoni di Giava, i fenicotteri, i gufi, i cracidi e le Ara.

Intorno a un grande specchio d’acqua i pellicani convivono con uccelli acquatici dalle provenienze più diverse, come le oche di Tolosa, le papere dal becco giallo delle Falklands, i fistioni turchi o i cigni neri australiani. Dove la collina risale si trovano gru di diverse razze (Damigelle di Numidia, gru del Paradiso, Coronate del Sahara, gru della Mongolia) insieme al gallo andaluso, la gallina di Sumatra, le cocincine e il galletto combattente inglese. E infine capre maltesi e girgentane, i rarissimi asini bianchi di Damasco, i Martina Franca e gli Amiatini, tutti in via di estinzione.

Per quanto riguarda la flora, nel giardino si alternano spazi geometrici con siepi di bosso e zone informali che accolgono i fiori e la vegetazione arbustiva tipici del luogo. Tra gli alberi il giardino ospita, oltre agli olivi secolari, lecci, tigli, canfore, fichi, olmi e corbezzoli, oltre a un bell’esemplare di ginko biloba e un rarissimo albero di bosso alto 10 metri. Il giardino è disseminato da un centinaio di leggii metallici, sui quali sono inserite poesie di autori di ogni epoca e civiltà, che riguardano i fiori, gli alberi o altre cose notevoli che si trovano accanto.